Scheda.2038 del Dossier diinizio

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fig.1

Dal telefilm 'Odissea' di Franco Rossi

Lo stile teatrale della scenografia,
l'ampia citazione del testo omerico,
la fisicità di Bekim Fehmiu e Irene Papas,
i fantasiosi costumi e la bellezza dei luoghi
fanno di questa trasposizione dell'Odissea
un'opera indimenticabile.

E' un peccato che l'abbondanza di 'poesia'
abbia poi traboccato fino a contrapporsi
alla ragionevole dignità della 'tecnica'.

Le armi dei Proci sembrano rottami di ferro
presi in una discarica, e l'arco d'Ulisse è
un obbrobrio fatto con due corna di cervo
inopportunamente ramificate.

fig.2

Persino le scuri non hanno verosimiglianza
e le aperture attraverso le quali dovrebbe
passare la freccia sono così grandi che non
fallirebbe il tiro nemmeno un principiante.

Ma ciò che scandalizza ogni buon arciere
è il fatto che l'arco in questione, quando è
preso dallo scantinato dove stava da anni,
è già incordato.

Qualunque arco trattato in quel modo si
deformerebbe diventando inservibile.

 

fig.3

La storia così come è narrata da Omero
sarebbe realistica solo se l'arco fosse
del tipo in uso in Oriente a quel tempo,
fatto con strati di corno, legno, tendine
e con una forma fortemente riflessa.

Per incordare questi archi è bene essere
in due persone, e se l'arco è inutilizzato
da tempo è meglio intiepidirlo con un
panno caldo.

Fare tutto questo da solo, senza errori,
è cosa davvero eccezionale. Ma nella
versione di Rossi e dei suoi suggeritori
l'arco non può essere usato solo perché
è stregato e Ulisse lo libera con il fuoco.

fig.4

Qui si vede bene l'arco da carnevale che
Ulisse rivolge contro i Proci.
Al termine della scena c'è sangue ovunque.

Questa non è poesia: è solo banale
esagerazione.

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Odissea
di Franco Rossi e Mario Schivazappa
Italia, 1968

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marzo 2008